18.4.11

VITE CHE RINASCONO

Presto il mio servizio in una casa d’accoglienza per donne immigrate che hanno varie difficoltà e disagi (economici, lavorativi, sociali, di sfruttamento).

Qualche mese fa, nella casa d’accoglienza, accoglievamo tre giovani donne (due provenienti dall’est Europa e una dall’Africa); ci è stato chiesto di dare ospitalità, per un periodo, ad una persona transessuale (che chiamerò Sally). Ci siamo domandate, con l’equipe, se saremmo state in grado di gestire una situazione del genere, con un po’ di timore e preoccupazione abbiamo detto si.

Sally aveva una storia molto ferita, la sua vita era stata costellata da tanto dolore e sofferenza; aveva poca fiducia in sé e nelle persone.

Man mano che passavano i giorni ci siamo accorte che la presenza di Sally creava un equilibrio all’interno del gruppo delle donne accolte. Sally ascoltava e confortava le compagne, era diventata un punto di riferimento e uno sprone per affrontare le ferite che portavano dentro. Tra loro si aiutavano nella gestione del quotidiano e nel provare a ricostruire una nuova vita.

Sally se ne è andata dalla casa d’accoglienza dicendo che aveva trovato un luogo dove non si era sentita giudicata per la vita che conduceva, ma amata e accolta per quello che era. L’ambiente sereno e familiare le aveva permesso di incominciare a rileggere la sua storia e a desiderarne una diversa e migliore per il futuro.

Sr Monica sfp


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15.4.11

Sono una suora francescana dei poveri, sono ostetrica, lavoro nella brousse in Senegal.

Sono una suora francescana dei poveri, sono ostetrica, lavoro nella brousse in Senegal. Incontro tante donne, giovani madri in attesa dei loro bimbi, stremate dalla stanchezza e dal caldo, desiderose di imparare come poter vivere bene la gravidanza e il parto. Un giorno arriva al nostro centro sanitario un papa’ con due gemellini nati da tre settimane, piccolissimi (uno pesa 1,800 Kg, l’altro 1,600 Kg), malati e malnutriti . La loro mamma di 16 anni e’ morta di emorragia dando alla luce il secondo gemellino, non aveva fatto le sue visite mediche prenatali e non sapeva nemmeno di attendere due gemelli. Aveva partorito a casa, senza nessuna assistenza medica. Adesso lei e’ morta e il marito arriva da noi coi due bimbi, accompagnato dalla nonna,  chiede aiuto: cosa fare? Cerchiamo un luogo dove i bambini possano essere accolti per un anno, essere  nutriti e crescere con tutte le cure mediche necessarie. Lo troviamo in citta’, a Dakar. Il papa’ dice di non poterselo permettere economicamente. Noi troviamo i soldi grazie alla generosita’ di tanti amici che ci sostengono. I bambini potranno farcela, ma il papa’ purtroppo deve ritornare al suo villaggio, lontano. Chi andra’ a incontrare i suoi bambini? I nostri amici associati sfp faranno visita ai bambini e li accompagneranno durante l’anno. La vita va avanti, la speranza continua a camminare.


Sr Rose sfp


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Una presenza di guarigione

Ho sempre saputo che la presenza anche solo di una sfp fa la differenza nella vita della gente intorno a lei... e questa convinzione viene confermata ancora una volta dall’effetto che suor Rita Donnelly e suor Frances Delaney hanno avuto sulla vita degli altri residenti della casa di riposo Brighton Gardens, nel New Jersey. Entrambe sono ancora molto attive e hanno una vita piena: partecipano alla messa quotidiana, cantano nel coro, aiutano nelle attività parrocchiali, nella raccolta di fondi, fanno una critica costruttiva alle omelie del corso di omiletica in seminario e difendono voce a chi non ha voce al Brighton Gardens. In quest’ultimo ambito il loro contributo è estremamente prezioso per gli altri ospiti. Solo in queste ultime settimane hanno:
1) chiesto al sacerdote che celebra la messa ogni mese di confessare prima della messa; 2)  chiesto alla direttrice di  mandare una dietologa a visitare gli ospiti con maggiore frequenza e velocità per capire quali sono le loro esigenze e 3) partecipato insieme agli altri nella recita del rosario durante la settimana. 

La direttrice delle attività ricreative al Brighton Gardens mi ha detto di sr. Rita: sr. Rita difende tutti gli ospiti della casa di riposo, a qualsiasi tradizione religiosa appartengano. Li considera tutti parte della sua “famiglia vivente” e vuole bene ad ognuno. Come si può immaginare, la casa di riposo ha sempre qualcuno da portare in ospedale, per vari motivi. Chiaramente gli altri sono preoccupati e vogliono sapere cosa è successo a chi è stato ricoverato. Però, a causa delle leggi sulla privacy, nessuno può dirgli niente...     

Così si preoccupano ancora di più fino a quando la persona non muore o ritorna a Brighton Gardens e racconta tutto quello che è successo. Se uno muore, qualche ospite cerca di andare al funerale, ma la maggioranza non ce la fa... eppure anche loro sono tristi e volevano dare l’ultimo saluto al defunto. Allora sr. Rita ha proposto di tenere un servizio di preghiera al Brighton Gardens per ogni ospite che muore. La preghiera consiste in letture dalla Bibbia e in un momento in cui gli ospiti possono ricordare e parlare della morte del defunto. Viene invitata anche la famiglia del defunto e ogni membro della famiglia riceve una rosa. Per gli ospiti del Brighton Gardens è molto significativo poter dare l’ultimo saluto ai defunti e alle loro famiglie.  

Ho ringraziato la direttrice di avermi raccontato questa esperienza e per aver acconsentito alla richiesta di sr. Rita. È un momento di conclusione e di guarigione per ognuno... 

Nella Beata Francesca,
vostra sorella, Anita McArdle


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13.4.11

Un’esperienza di guarigione a Casa di Tamara

Ieri una delle volontarie che sta facendo la riabilitazione mi ha fatto un dono fantastico. È molto giovane ma generosa e contenta di quello che ha... mi ha raccontato di un piccolo disastro che le è successo: ha rotto un piatto. Non sembra un disastro ma quando uno ha solo 3 piatti e ne rompe uno, allora sì che è un problema! Mentre parlavamo le ho detto: “Charline, sono così orgogliosa di conoscerti. Hai solo due piatti eppure sei contenta di quello che hai...”
Quanto si può imparare, quanta gratitudine che risana potremmo sperimentare se solo fossimo contenti di quello che abbiamo! Questo è quello che intendo quando dico che queste donne ti danno tantissimo... in questo caso, la gratitudine, la riconoscenza per quello che hanno. Non c’è invidia, pretesa o gelosia. C’è solo gratitudine. Meister Eckhart ha detto: "Se l’unica preghiera che dici nella vita fosse ‘grazie’ sarebbe sufficiente...” In Charline ho visto questa “preghiera” in azione e ho sentito un’ondata di gratitudine nel cuore: uno dei tanti doni che mi ha fatto.  

Ieri sera sono passata da sr. Karen Hartman che ogni anno fa una bancarella in cui vende gli oggetti superflui: ho trovato un servizio da 4 di piatti, tazze, fondine e coppette e anche delle posate. Ho messo tutto in una scatola per Charline e... so che sarà felicissima! Vorrei tanto vedere che faccia fa quando apre il pacco...  
Sr. Mary Lawrence Vanderburg, sfp


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1.4.11

Il Calore di un “Raggio di sole”

Da qualche tempo frequento il Centro Raggi di Sole a Roma.
Sono arrivata qui cercando su internet “Suore Francescane dei Poveri”. Le avevo conosciute durante l’adolescenza, quando i sacerdoti della mia parrocchia organizzavano incontri giovanili a cui partecipavano anche loro.
Ho sempre mantenuto un buon ricordo di quelle esperienze, il loro sorriso, la loro semplicità…
Da allora sono trascorsi molti anni e sono avvenuti molti cambiamenti: da “semplice” ragazza sono diventata moglie, madre, professionista.
Ma mentre realizzavo queste “conquiste” mi sono ritrovata in un mondo che non mi soddisfaceva completamente.
In casa la vita scorre gradevolmente, mentre negli ambienti lavorativi e nei contesti sociali più allargati respiro un’aria fatta di arrivismo, di competizione, di immagine, dove si corre e si “perde”

Io non riesco ad adeguarmi a questo.Preferisco la semplicità, la trasparenza, l’altruismo, l’amicizia!

Quando questa sete si è fatta più forte ho cominciato a fare nuove scelte: a cercare di vivere nell’essenzialità, nei rapporti veri, dove non c’è ricerca dell’altro perché utile a qualcosa; ad aiutare senza aspettarmi nulla in cambio; a stare con gli altri solo per il piacere di stare insieme, scambiando due chiacchiere; a trascorrere del tempo per donare e basta. Venire al Centro per me rappresenta tutto questo… è il calore di “un raggio di sole”!
L.


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