6.5.11

UNA GIORNATA DIVERSA

Sono volontaria al carcere femminile di Rebibbia, a Roma.
Ogni mese ascolto 190 - 230 detenute. Tra queste parecchie sono straniere, alcune di loro vengono da me solo per avere il materiale per scrivere alle loro famiglie, francobolli e qualche sigaretta.
In questo periodo ascolto una ragazza laureata dell’Albania che, dopo quattro mesi di matrimonio, ha sco-perto che il marito e’ un trafficante di droga,  è stata arrestata insieme a lui e restera’ in prigione fino a quando non verrà giudicata. E’ una donna delicata, rispettosa e gentile che si distingue dal resto delle detenute: con lei è nato un rapporto di comunione profonda,  mi ringrazia sempre per i momenti di pace e di gioia trascorsi insieme.
Ora vi trascrivo una lettera di una detenuta che dopo 26 anni di detenzione ha avuto una giornata speciale di libera uscita.
                                                                     
“Cara suor Viera, dirti grazie è veramente poca cosa, ho trascorso una giornata fuori dal carcere  in tua compagnia, è stato bello trascorrere un giorno diverso dalle solite giornate trascorse qui dentro.
Come ho vissuto questa giornata?
Ero curiosa, curiosa di tutto quello che vedevo. Parlare, rapportarmi con persone diverse, mi ha fatto capire quante cose non conosco. La vita fuori dal carcere è diversa, dovrò imparare tante cose.
Ti assicuro che ero spaventata e confusa, ma anche felice. Dovrò assumermi  le mie responsabilità verso la società esterna e verso le persone che mi siete vicine. Voglio “crescere”,  maturare mentalmente e confrontarmi con la vita, ma io ho fede in Dio e fiducia nelle persone che mi stanno aiutando.
Ieri è stata una giornata “ strana “,  non smetteva di piovere, sembrava che la pioggia che veniva giù volesse pulire i miei peccati, a tratti avevo paura ma poi ti guardavo e mi rassicuravo:  tu suor Viera eri lì vicino a me, un angelo mandatomi da Dio, sei una persona speciale e spero di non deluderti!!!
Pensando alla giornata di ieri mi viene in mente che quando ero piccola mio padre non mi ha mai accompagnata a scuola e non mi ricordo un compleanno in cui la mia famiglia mi abbia festeggiato. Tu cara Viera, in un giorno, mi hai ridato fiducia in me stessa. Come sai non sono una ragazzina, ho cinquant’anni, di cui più della metà vissuti in carcere. Dovrò “ camminare “ da sola, magari iniziando con un buon onesto lavoro! Voglio concludere questa lettera con un grazie per la tua Generosità e la tanta umanità che doni a persone come me,  che hanno avuto una vita non facile. Grazie suor Viera, ti voglio Bene..”

Ringrazio Dio per  la capacità, l’energia e l’amore che mi dona nello stare accanto alle detenute  con lo stesso amore misericordioso che Dio ha avuto e ha per me. Questo generare compassione e speranza all’interno del carcere fa sì che le detenute vivano con più serenità i giorni, i mesi e gli anni !
Sr. Viera Farinelli S.F.P


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