18.4.11

VITE CHE RINASCONO

Presto il mio servizio in una casa d’accoglienza per donne immigrate che hanno varie difficoltà e disagi (economici, lavorativi, sociali, di sfruttamento).

Qualche mese fa, nella casa d’accoglienza, accoglievamo tre giovani donne (due provenienti dall’est Europa e una dall’Africa); ci è stato chiesto di dare ospitalità, per un periodo, ad una persona transessuale (che chiamerò Sally). Ci siamo domandate, con l’equipe, se saremmo state in grado di gestire una situazione del genere, con un po’ di timore e preoccupazione abbiamo detto si.

Sally aveva una storia molto ferita, la sua vita era stata costellata da tanto dolore e sofferenza; aveva poca fiducia in sé e nelle persone.

Man mano che passavano i giorni ci siamo accorte che la presenza di Sally creava un equilibrio all’interno del gruppo delle donne accolte. Sally ascoltava e confortava le compagne, era diventata un punto di riferimento e uno sprone per affrontare le ferite che portavano dentro. Tra loro si aiutavano nella gestione del quotidiano e nel provare a ricostruire una nuova vita.

Sally se ne è andata dalla casa d’accoglienza dicendo che aveva trovato un luogo dove non si era sentita giudicata per la vita che conduceva, ma amata e accolta per quello che era. L’ambiente sereno e familiare le aveva permesso di incominciare a rileggere la sua storia e a desiderarne una diversa e migliore per il futuro.

Sr Monica sfp


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